LarthSinalunga

Larth. Le Stanze Etrusche di Sinalunga

Reperti archeologici dalla necropoli di San Giustino

La necropoli, utilizzata dalla fine del VII alla fine del II sec. a.C., si trova attorno ad una collinetta molto rimaneggiata in epoca moderna, nel parco di una villa cinquecentesca a ovest di Sinalunga, a m. 405 slm. Era costituita da almeno 11 tombe a camera scavate nell’affioramento di arenaria sabbiosa, delle quali solo 4 indagate. Le tombe avevano una o più camere disposte in asse o a croce, talvolta con presenza di nicchie e di letti funebri, cui si accedeva attraverso un corridoio a cielo aperto (dromos), chiuso in fondo da un muro di argilla o da pietre murate a secco; le sepolture erano sia ad inumazione (il defunto disteso era su un letto funebre o entro un sarcofago in pietra) sia ad incinerazione (le ossa combuste erano deposte dentro recipienti o urne). Nonostante tutte le tombe siano state depredate, i materiali rimasti mostrano che la potente città di Chiusi, almeno fino a tutto il VI sec a.C., arrivava a controllare questo estremo lembo di territorio, caratterizzato da numerosi e prosperi centri le cui ricche necropoli testimoniano la presenza di un ceto aristocratico che affermava la propria superiorità sociale attraverso la deposizione di ricchi corredi funebri comprendenti vasi da banchetto, armi e ornamenti personali. L’uso delle necropoli cessò alla fine del II sec. a.C, quando Sinalunga, allontanatasi dall’influenza di Chiusi, iniziò ad entrare nell’orbita di Arezzo, fungendo probabilmente da zona di cuscinetto tra questi due centri.

A circa 600 metri a nord est di San Giustino, presso le Carceri, è noto un vasto insediamento etrusco frequentato dalla metà del VII sec A.C. fino al pieno periodo ellenistico. Il sito è stato riconosciuto attraverso ricognizioni non sistematiche e saggi di scavo nel 1997 ed è stato pesantemente danneggiato da lavori agricoli. In età arcaica l’insediamento ebbe grande prosperità, essendo posto a controllo delle estreme propaggini del territorio chiusino, a cavallo di due importanti tracciati viari che correvano l’uno lungo il fondovalle e l’altro su un crinale che, tramite il valico di Collalto, collegava Sinalunga con le valli dell’Asso e dell’Arbia; a est era in collegamento visivo con altri insediamenti di cui si ha traccia nelle preziose oreficeria di Camporsi e nelle ricche necropoli di Casalta, Colle Moscino e Poggigialli, situate lungo la dorsale collinare della Castellina. I materiali rivenuti a Le Carceri testimoniano la presenza di edifici con alzato in incannicciato o mattoni crudi; le fuseruole, i rocchetti ed i pesi per il telaio, attestano le attività domestiche di filatura e tessitura, mentre le olle ed i grandi contenitori in impasto erano usati per la preparazione e conservazione del cibo. I numerosissimi frammenti di bucchero decorati a cilindretto, riferibili soprattutto a forme aperte quali calici e coppe, sono forse d connettere ad un luogo di culto la cui presenza è testimoniata da statuine di orante ed altri oggetti di bronzo deposti come offerte votive. Il momento di massima fioritura dell’insediamento delle Carceri, tra la fine del VII e l’inizio del VI sec AC, coincide con l’impianto della necropoli di San Giustino; la vicinanza e la collocazione topografica sul medesimo versante che si allunga verso la Valdichiana, rendono probabile la connessione delle due realtà, l’una insediativa l’altra funeraria.

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Spazio web realizzato con la partecipazione del Consiglio regionale della Toscana, in occasione della “Giornata degli Etruschi” 2021 alla quale il Comune di Sinalunga ha partecipato con il progetto “Gli Etruschi di Sinalunga: itinerari virtuali e non solo alla scoperta di reperti e sedi espositive in Valdichiana ed oltre".

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